08 agosto 2020 - 18 ottobre 2020

8 agosto - 6 settembre dalle 18 alle 24; 7 settembre - 18 ottobre dal venerdì alla domenica dalle 16 alle 19

Ingresso libero

Cultura

Villa Franceschi, viale Gorizia 2

Enzo Bellini - Favole

Dipinti, acqueforti e disegni, la magia del reale a Villa Franceschi

Dall'8 agosto al 18 ottobre 2020, la suggestiva cornice della galleria d’arte moderna e contemporanea Villa Franceschi ospiterà l’esposizione Favole dedicata all’artista romagnolo Enzo Bellini (Santa Sofia, Forlì, 1932-2015), figura originale e rappresentativa di una sensibilità artistica che affonda le sue radici nelle forme espressive del ‘900 italiano. Un’arte tecnicamente raffinata, ma che trae ispirazione dalla struggente bellezza della natura, del mondo animale, delle stagioni.

L’esposizione di Riccione presenta un’ampia selezione delle opere più significative realizzate da Enzo Bellini, testimonianza di un lungo percorso artistico e umano sempre alla ricerca dell’anima e della bellezza che si celano in ogni forma vivente. Nelle sale della villa saranno esposte circa 80 opere, tra dipinti, acqueforti e disegni a china, il cui soggetto ricorrente sembra la descrizione di quella campagna dell’appennino forlivese, terra d’origine dell’artista, che egli descrive con estrema meticolosità e raffinatissima tecnica. Ma questa apparente interpretazione ingenua della realtà è metafora e racconto di ogni vita, preziosa per quanto piccola; è meditazione sul senso e significato dell’esistenza, è scavo nella memoria dell’autore per riportare alla luce una più densa e autentica conoscenza di sé. Una produzione, la sua, tutta dedicata ad esprimere atmosfere sospese e incantate dove figurano i protagonisti del trionfo della natura, persone, animali e frutti della terra, inseriti nello scenario della campagna nelle diverse stagioni, fino ai dipinti dell'ultimo periodo che raffigurano paesaggi innevati, “luoghi senza tempo”, dove il mondo animale e vegetale trova spazio, in primo piano, integrandosi in perfetta armonia nel paesaggio circostante.

 

Bellini è considerato uno dei più grandi incisori italiani: proprio nelle sue acqueforti i personaggi, minuziosamente riprodotti, non perdono tuttavia, tutta la loro forza vitale e sembra che il tratto riprenda la grande lezione di Dürer.

 

La galleria d’arte moderna e contemporanea Villa Franceschi ospita una collezione permanente di importanti artisti italiani dal ‘900 all’età contemporanea, tra cui: Alberto Burri, Renato Birolli, Virgilio Guidi, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Alberto Sughi. Fra questi artisti che, pur nelle loro diverse scelte stilistiche, offrono un panorama ampio e variegato dell’arte italiana dal secondo dopoguerra, si può inserire anche Enzo Bellini, che in ragione non tanto di affinità artistiche o stilistiche, quanto per un comune sentire che trova nella rappresentazione simbolica della natura quel filo d’Arianna che conduce alla conoscenza di sé e del mondo. Così le opere di Bellini potranno idealmente dialogare con alcune opere della collezione permanente.

 

La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile a Villa Franceschi dall'8 agosto al 18 ottobre 2020 nei seguenti orari: dall'8 agosto al 6 settembre tutti i giorni dalle 18 alle 24; dal 7 settembre al 18 ottobre dal venerdì alla domenica dalle 16 alle 19.

 

 

Biografia

 

Enzo Bellini nasce a Santa Sofia (Forlì) il 9 settembre 1932. Mostra, fin da ragazzo, una spiccata attitudine per il disegno. Inizia giovanissimo ad accostarsi al mondo dell’arte, sotto la guida del pittore locale Innocente Biserni, suo primo maestro. A diciannove anni si trasferisce a Torino, dove sotto la guida dei pittori Aloisi e De Cavero, apprende, oltre alle norme accademiche della pittura e dell’incisione, anche i segreti dell’illustrazione e del disegno pubblicitario. Agli inizi degli anni Cinquanta la scena artistica torinese annovera grandi personalità di diverso orientamento stilistico, fra cui Luigi Spazzapan e Felice Casorati. Le atmosfere sospese, evocatrici di un altrove di Felice Casorati, sono affini anche alla sensibilità di Bellini e faranno sempre parte del suo mondo pittorico. Al rientro a Santa Sofia, diventa punto di riferimento della vita artistica cittadina esponendo in alcune estemporanee; partecipa inoltre per diversi anni allo storico Premio Campigna, nato nel 1955, come vetrina delle diverse correnti artistiche contemporanee. Agli inizi degli anni Sessanta si trasferisce a Milano dove concretizza le sue qualità grafiche, illustrando copertine di libri e dischi per la casa editrice Baldini & Castoldi, mentre collabora al laboratorio di scenografia del Piccolo Teatro di Milano, diretto da Giorgio Strehler, in cui rimane per oltre quattro anni in qualità di pittore realizzatore. Il desiderio di dedicarsi in maniera totale alla pittura e al disegno lo convince però a lasciare il teatro. Nel 1973 allestisce la sua prima personale alla galleria milanese “La Nuova Sfera” con disegni a china e incisioni all’acquaforte, riscuotendo grande successo di critica e di pubblico. Lo storico dell’arte Raffaele De Grada, secondo cui “Bellini incide come disegna, dipinge come incide in perfetta sequenza musicale da un’opera all’altra”, lo segnala sul Catalogo Bolaffi della grafica italiana.

Ormai deciso a dedicarsi completamente alla pittura, al disegno e all’incisione, comincia un’intensa attività espositiva in Italia, in Europa e oltreoceano, ottenendo importanti riconoscimenti nazionali e internazionali. Alcune sue opere sono esposte anche in diversi musei del mondo. Molto attivo in patria e all’estero, ha scelto tuttavia di tornare nella sua città natia, in quel “mondo piccolo”, dove tutto gli parla nel suo tenero, aspro linguaggio materno. Qui muore nel 2015.

 

La gentile concessione delle opere da parte della famiglia Bellini ha reso possibile la realizzazione della mostra, a cura dell’Assessorato al Turismo Sport Cultura Eventi del Comune di Riccione. 

 

Scarica i materiali grafici della mostra

Storia...

L'origine del nome (nella pronuncia locale Arciùn) deriva dal greco e risalirebbe alla occupazione bizantina del VI secolo d.C.: "archeion" è il nome di una pianta, la lappa, che cresce ancor oggi spontanea nelle ormai rare zone di spiaggia non occupate dagli stabilimenti e che doveva abbondare sul deserto litorale riccionese.

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